Maurizio Colombi è un prezzemolo al gusto di caramella mou.Un ardito connubio alla Masterchef che lo rappresenta in pieno. Teatralmente è onnipresente, ma riuscire a parlargli richiede più sforzi organizzativi dello sbarco in Normandia. Quando, finalmente, riesci a interagirci, si scioglie candidamente e si fa perdonare tutto, con quel garbo e quel savoir faire proprio solo ai grandi affabulatori.
"Faso tuto mì", dicono al Nord: l'ultimo periodo è stato un vero Colombi acchiappatutto, tra regie di musical (Rapunzel, Gormiti, Peter Pan e la recentissima Divina Commedia 2), teatro e cabaret. Celebre e ancora in scena è il suo Caveman, il monologo (tragi)comico sulle differenze tra uomo e donna, da anni sold out in tutta Italia. Eterno Peter Pan anche nei collaterali, Colombi è direttore artistico di sei parchi di divertimento (tra cui Mirabilandia a Ravenna) e titilla il suo lato comico e nostalgico col progetto Derby Cabaret al Manzoni di Milano. Giusto per non farsi mancare niente, apre il 2015 portando in scena proprio al Manzoni "Vorrei la pelle nera", con Ugo Conti e Luca Jurman protagonisti.
Limitless, ma senza pillola magica, pare. Quindi, come fa? Ce lo racconta a poche ore dal debutto dell’ultimo progetto, che debutta il 15 gennaio 2015 proprio al Manzoni di Milano e poi girerà diverse piazze.
Che strano trio. Come vi siete trovati?
Li conosco da tantissimo tempo. E' un progetto che avevo nel cassetto da un anno e mezzo, avevo in testa i personaggi e mi sono venuti in mente loro. Jurman è il numero uno sul soul, Ugo ha quell'aria un po’ cialtrona he mi fa ridere. Mi piaceva l'idea di fare quei pezzi degli anni 80 e volevo mettere in scena una fiaba. E, dopo tante cose per ragazzi, questa è invece è una fiaba per gli adulti; senza toccare mostri sacri, è una cosa tipo "Aggiungi a posto a tavola", con elementi magici, quadri che si animano stile Harry Potter, con Jurman che diventa nero e con Conti che recita un po' il suo personaggio.
Perchè venire a vederlo?
Per sognare un po’ e perchè la morale è accettare se stessi. Poi perchè è divertente e soprattutto perchè ha musiche strepitose.
Siamo al quinto anno di Caveman. Non sei stanco?
Non vedo l’ora di rifarlo, invece! L'ho sospeso un attimo per l'assommarsi di impegni, ma sta andando sempre alla grandissima. Rispetto agli inizi l’ho cambiato, l’ho evoluto; ora c'è la band, si canta e si suona. L’ho fatto anche a Miami e nelle comunità italiane. Caveman è la gallina dalle uova d’oro, faccio sempre l'esaurito ovunque.
E il recentissimo alter-ego femminile Cavewoman?
Continua, l’ho sperimentato con due attrici, ne terrò una. E' andato abbastanza bene, ora inizia a girare meglio, sto lavorando per migliorare il copione. E poi ne ho altri due in mente: il Fumantropo, un one-man-show sul fumo e Mondogay, che lo dice la parola stessa!
E poi c'è anche il progetto Derby Cabaret.
Sì, l'ho voluto fortissimamente con la direzione del Manzoni, è un format dal grande potenziale. Lo spirito del Derby non doveva essere perso, con un taglio ancora più da talent show. L'obiettivo è portarlo in TV e farlo ora in teatro è un'ottima palestra. Nel prezzo del biglietto c'è l'aperitivo e la degustazione col sommelier e poi ti godi due ore spensierate, con tanto di giuria che ti fa sentire parte di una grande famiglia. Chi viene, ci torna volentieri. Finisce anche presto, alle 22.30, per cui ben si adatta a tutti.
E Rodolfo?
Gaffe. Maurizio si commuove. Rodolfo è il nome del suo cane-ombra, il decennale compagno di vita e di lavoro, che a fine spettacolo saliva sul palco e rubava la scena, prendendosi anche lui l'applauso.
L'ho perso lo scorso 18 settembre, sono stato così male, ho sofferto così tanto che mi è quasi venuto un infarto.